Pigmalione incatenato. Chiara Savettieri, L’incubo di Pigmalione. Girodet, Balzac e l’estetica neoclassica, Palermo, Sellerio, 2014
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di Giuseppe Panella
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1. Sarrasine on demand
Il breve romanzo Sarrasine di Honoré de Balzac, peraltro uno dei suoi più complessi nella stesura e nell’articolazione della narrazione, è anche uno dei suoi più inseguiti, direi lungamente perseguitati, dalla critica filosofica e letteraria. I saggi di Roland Barthes1 e di Michel Serres2 dedicati all’analisi e alla decostruzione di questo breve testo la dicono lunga sulla sua natura impervia e solo apparentemente facile e liscia (si tratta, in realtà, di una parete di montagna assai difficile da scalare la sua e per la quale occorrono attrezzi specifici e appositamente costruiti).
Per costruire la sua analisi dello stretto rapporto esistente tra la natura dell’arte e il suo legame con l’impossibilità della vita una volta che ci si è collocati al di fuori di essa, Serres, ad esempio, ha utilizzato, con sapienza e minuzia, la storia dello scultore Sarrazine e la sua straordinaria vicenda d’amore (la novella di Balzac è del 1830 ed è una delle sue più appassionanti tra le sue opere narrative dedicate alla relazione tra vicenda artistica e sentimenti amorosi, come lo saranno pure i successivi Gambara e Massimilla Doni). Già l’oggetto – come si è scritto sopra – di un’accurata e intrigante analisi strutturata da parte di Roland Barthes che è un vero e proprio capitolo fondamentale della storia della critica letteraria, il racconto di Balzac diventa, in questa occasione, una delle possibili dimostrazioni di che cosa sia il pensiero narrativo per Serres.