[Avrei voluto parlarvi brevemente di Umana gloria di Mario Benedetti, raccolta poetica pubblicata nel 2004 dalla Mondadori. Tuttavia, dopo aver letto l’onesto saggio di Raffaella Scarpa, pubblicato nell’antologia di poesia italiana Parola plurale, ho deciso di tralasciare l’analisi “panoramica” della raccolta del poeta friulano e di applicarmi ad un esame approfondito della parola poetica (stilistica) di Mario Benedetti. Nell’attesa del mio intervento su Umana gloria, non ci si stupirà, dunque, se trascrivo il breve saggio di Raffaella Scarpa. f.s.]
Umana gloria -Mario Benedetti
di Raffaella Scarpa*
Per più di vent’anni di scrittura Mario Benedetti resta devoto a una pertinace fede ottica. Da Moriremo guardati del 1982 – non a caso il titolo – a quest’ultima Umana gloria, raccolta in cui rielabora e riassume l’intero lavoro poetico precedente, la vista immutabilmente è il senso eletto a comprovare la realtà o, meglio, “il lungo dubbio circa l’evidenza naturale del mondo” (così in un suo articolo su “Scarto minimo”, rivista che indicò posizioni e orientamenti della poesia italiana nei secondi anni Ottanta, da lui fondata con Stefano Dal Bianco e Fernando Marchiori).
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