Storia di morte e d’amore. Brunella Schisa, Dopo ogni abbandono, Milano, Garzanti, 2009
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di Giuseppe Panella*
Evelina Cattermole è stata assai più nota con il nome di Contessa Lara, scrittrice di opere poetiche, di testi narrativi e di infinite rubriche su molti giornali quotidiani in cui insegnava alle massaie piccole e ingegnose soluzioni per la vita quotidiana e alle gran dame come evitare errori e ingenuità nella dimensione ufficiale e brillante della vita mondana. Ispirato a un poemetto di George Gordon lord Byron del 1814 che reca come titolo Lara ma è ispirato, tuttavia, al conte di Lara, un pirata spagnolo di origini aristocratiche che sbarca clandestinamente in Inghilterra e qui trova la morte dopo aver scatenato una rivolta popolare, il suo nome fu a lungo assai popolare in Italia anche per l’alone di scandalo erotico che lo avvolgeva, pronubo una poesia del giovane Gabriele D’Annunzio che ne adombrava una relazione con il suo levriero Isella (“Sta lady Phoebe Cynicythere / Su ‘l damascato letto ampio e profondo: / splende la nudità, nell’ombra, e il biondo / capo sorride di su l’origliere. / Erto su l’esili zampe il levriere / Le lambisce il sen rotondo…”). La sera del 30 novembre 1896, un giovane pittore napoletano, Giuseppe Pierantoni, che aveva vissuto con lei una tempestosa storia d’amore fatta di passione, di gelosie reciproche, di schiaffoni e di pasti consumati in trattorie a poco prezzo, le spara un colpo di pistola che la colpisce all’addome e poi cerca di rivolgere verso se stesso la stessa arma di piccolo calibro con cui aveva colpito la donna.