di Giuseppe Panella
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Arno Schmidt, Specchi neri, trad. it., note e una Postfazione (Per speculum) di Domenico Pinto, Sant’Angelo in Formis (Caserta), Lavieri, 2009
Scrivere di Arno Schmidt non è facile così come non è facile (o banale leggerlo). Emerso carsicamente nelle vicende della cultura italiana ad opera di meritevoli quanto sporadiche segnalazioni di studiosi di letteratura tedesca (Ladislao Mittner, Claudio Magris, Maria Teresa Mandalari, Cesare Cases, Marianello Marianelli, Alessandro Fambrini), il suo nome e la sua figura bizzarra, scontrosa e debordante di scrittore sempre controcorrente rischia sempre di suonare incognite e senza eco. In quanto a me, non avrei mai letto né nulla avrei saputo di Schmidt se Remo Bodei nel corso di alcune sue lezioni dedicate a tutt’altro non avesse citato con tanto amore e con tanta passione di lettore Alessandro o Della verità che era uscito presso Einaudi di Torino già nel 1965 ma era rimasto praticamente inusitato nelle librerie di un’Italia troppo attratta da altro (gli scrittori ebraico-americani, Lévi-Strauss e il finale di partita del neorealismo condotto a termine dal Gruppo ’63) da costringermi a leggere quel libro nella bella e scandita traduzione di Emilio Picco.
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