QUEL CHE RESTA DEL VERSO n.12: La nostalgia del verso e la sua necessaria dolcezza. Gabriella Sica, “Le lacrime delle cose”

le lacrime delle coseIl titolo di questa rassegna deriva direttamente da quello di un grande romanzo (Quel che resta del giorno) di uno scrittore giapponese che vive in Inghilterra, Kazuo Ishiguro. Come si legge in questo poderoso testo narrativo, quel che conta è potere e volere tornare ad apprezzare quel che resta di qualcosa che è ormai passato. Se il Novecento italiano, nonostante prove pregevoli e spesso straordinarie, è stato sostanzialmente il secolo della poesia, oggi di quella grande stagione inaugurata dall’ermetismo (e proseguita con il neorealismo e l’impegno sociale e poi con la riscoperta del quotidiano e ancora con la “parola innamorata” via e via nel corso degli anni, tra avanguardie le più varie e altrettanto variegate restaurazioni) non resta più molto. Ma ci sono indubbiamente ancora tanti poeti da leggere e di cui rendere conto (senza trascurare un buon numero di scrittori di poesia “dimenticati” che meritano di essere riportati alla memoria di chi potrebbe ancora trovare diletto e interesse nel leggerli). Rendere conto di qualcuno di essi potrà servire a capire che cosa resta della poesia oggi e che valore si può attribuire al suo tentativo di resistere e perseverare nel tempo (invece che scomparire)… (G.P.)

di Giuseppe Panella

 

La nostalgia del verso e la sua necessaria dolcezza. Gabriella Sica, Le lacrime delle cose, con una postfazione di Paolo Lagazzi, Bergamo, Moretti & Vitali, 2009

 

E’ difficile collocare ancora una volta la poesia intimamente lirica ma, contemporaneamente, apertamente pubblica di Gabriella Sica. Partita dalle prime poesie apparse sulla rivista romana da lei stessa diretta, “Prato pagano”, proprio all’inizio degli anni Ottanta, passata attraverso le Poesie bambine (1997) e le Poesie familiari più recenti (2001), si ritrova in una dimensione, quella di Le lacrime delle cose, in cui all’impegno civile e alla resa di conti con la Storia si appoggia una rivisitazione nostalgica e gioiosa del suo passato.

Se, in una delle Poesie familiari, veniva espresso il poetico desiderio di attendere un momento della vita in cui “verrà un giorno da questo diverso, / quando nessuno sarà separato / da chi ama”, in Le lacrime delle cose quell’aspirazione viene considerata impossibile e, nello stesso tempo, rinvenuta nelle cose stesse della vita di ognuno (e, in particolare, della propria).

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