La critica stilistica di Leo Spitzer

La stilistica interpretativa è stata sviluppata con singolare acume psicologico dal tedesco Leo Spitzer (1887-1960). Egli fonda il suo metodo sul seguente presupposto:

«A qualsiasi emozione, ossia a qualsiasi allontanamento dal nostro stato psichico normale, corrisponde, nel campo espressivo, un allontanamento dall’uso linguistico normale; e, viceversa, un allontanamento dal linguaggio usuale è indizio di uno stato psichico inconsueto. Una particolare espressione linguistica è, insomma, il riflesso e lo specchio di una particolare condizione di spirito» (1).

Quindi, l’importanza della lettura:

« Io cerco di derivare lo stile linguistico di uno scrittore soltanto dalla lettura delle sue opere, e le sue leggi soltanto da lui stesso. La lettura, una lettura approfondita, è per così dire il mio unico strumento di lavoro » (2).

La lettura di un testo, dice lo Spitzer, rivela l’animo del poeta, “ i centri emotivi”, una “situazione” fantastica.

«Il mio modo di affrontare i testi letterari potrebbe essere sintetizzato nel motto Wort und werk, “parola e opera”. Le osservazioni fatte sulla parola si possono estendere a tutta l’opera: se ne deduce che fra l’espressione verbale e il complesso dell’opera deve esistere, nell’autore, un’armonia prestabilita, una misteriosa coordinazione fra volontà creativa e forma verbale» (3).

Questa tecnica critica non deve mai perdere l’insieme delle parti, nell’andare dalle parti al tutto e viceversa.

1) LEO SPITZER, Critica stilistica e semantica storica, Bari, Laterza. 1966, p.46
2) ibid., p.41
3) ibid., p.52

f.s.