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quaderno elettronico di critica letteraria a cura di Francesco Sasso e Giuseppe Panella (2008-2019)
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Martedì 17 maggio 2011, ore 21.30, lo scrittore pisano è intervenuto al Teatro del Popolo di Migliarino in occasione delle “Manifestazioni del Maggio Migliarinese 2011”.
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di Giuseppe Panella*
Volevo molto bene ad Antonio Tabucchi al di là della stima che provavo per lui come romanziere e come studioso di letteratura portoghese e mi dispiace non averlo potuto dire prima che si imbarcasse per il suo ultimo viaggio verso Lisbona e la terra lusitana. Ma i suoi ultimi libri (a partire da Gli zingari e il Rinascimento del 1999 uscito per Feltrinelli fino agli ultimi racconti mescolati ad immagini di Racconti con figure pubblicati da Sellerio nel 2011) mi erano piaciuti meno dei suoi primi, straordinari romanzi degli anni Settanta e Ottanta.
Non mi era sembrato opportuno dirglielo (e poi a che cosa sarebbe servito?) e avevo da tempo smesso di sentirmi con lui anche epistolarmente, dopo un periodo di intensa frequentazione culturale, di costante lettura e recensione delle sue opere e di contatti personali. D’altronde, il suo pensionamento precoce dall’Università lo aveva fatto trasferire quasi in permanenza nell’amatissima Lisbona e a Firenze (come pure a Vecchiano dove preferiva andare) Tabucchi veniva sempre di meno, forse per disaffezione, forse per il maggior radicamento suo e della moglie nella città capitale del Portogallo. Ma queste sono, ovviamente, questioni del tutto secondarie.
La sua repentina scomparsa può essere però l’occasione per una prima, parziale riflessione sulla sua opera letteraria e sulla sua attività di studioso.