STORIA CONTEMPORANEA n.99: La Sicilia, il mio sangue. Salvo Toscano, “Sangue del mio sangue”

La Sicilia, il mio sangue. Salvo Toscano, Sangue del mio sangue, Palermo, Dario Flaccovio, 2009

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di Giuseppe Panella*

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Sangue del mio sangue, terzo episodio della saga dei fratelli Corsaro (dopo Ultimo appello del 2005 e L’enigma Barabba del 2006), coniuga polemica e rabbia nei confronti dei guasti commessi dalla casta politica di una Sicilia mafiosa e corrotta con una serie di variazioni sul tema dei rapporti tra fratelli nemici e l’”un contro l’altro armati” (ma che, alla fine, comunque, si riconcilieranno e torneranno felicemente a frequentarsi). I due fratelli Corsaro non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro. Roberto, avvocato rigoroso e innamorato della moglie che gli darà un secondo figlio nel corso della vicenda ma fortemente ipocondriaco e tendente a ricadere in abitudini noiose e poco stimolanti e Fabrizio, giornalista appassionato e incostante, con un folto carnet di conquiste femminili al suo attivo, sono in rotta e si frequentano il meno possibile (lo zio fa il suo dovere andando a trovare la nipotina Rebecca ma niente di più). In passato, i due fratelli erano stati assai più vicini di come sarebbe accaduto in seguito e avevano condiviso per molti anni la passione per gli stessi eroi e per gli stessi oggetti di culto (sarà, infatti, un film miticamente trash, Lo chiamavano Trinità di Enzo Barboni- E. B. Clucher con la coppia ormai leggendaria Terence Hill – Bud Spencer, a produrre l’effetto del necessario happy end che condurrà alla riconciliazione fraterna). Poi Nicasio Prestipino, capo dell’ufficio tecnico di Castelferro (ridente quanto immaginario paese sulle Madonie) viene assassinato. E qui comincia tutto:

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