Sulla giustificazione (rechtfertigung)

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di Domenico Carosso

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1.

Intanto, ecco quel che scrive Wlodek Goldkorn ne Il bambino nella neve :

«Noi, i viventi, dobbiamo essere giudicati per le nostre azioni, non per il passato dei nostri genitori, o per il modo in cui morirono i nostri nonni, le nostre zie, i nostri cugini. Nella capacità di rivolta e nel discernimento sta l’essenza del nostro essere nel mondo».

W. Glodkorn riprende la parola ebraica “Tikkun”, che significa riparazione, per lui il mondo è e rimarrà senza riparazione, per la Arendt e per M. Walser le cose si pongono diversamente, nonostante che per entrambi il male trionfi, nell’epoca passata, presente e futura, come banalità del male.

La giustificazione è però, per essere corretti e precisi, quella che nel mondo tedesco segnò la separazione dalla chiesa cattolica dei cristiani protestanti, che “protestarono”, tra l’altro, per la vendita delle indulgenze. I protestanti lavorarono da allora in poi, a cogliere da san Paolo, dalla sua lettera ai Romani, il problema della giustificazione non a partire dalle opere, ma per la bontà e bellezza del sacrificio di Cristo. Per loro siamo giustificati per il sangue e il nome di Cristo…

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