Aldo Pardi, Vertigini. Scritture della rivoluzione, Firenze, Editrice Clinamen, p. 283, 2014
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di Silverio Zanobetti
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Questo lavoro sul concetto-immagine di “rivoluzione” è denso, compatto, sobrio come gli ultimi lavori di Aldo Pardi. Un testo in cui ritrovo la sobrietà militante e rigorosa che già avevo trovato nei libri precedenti. Deleuze, a cui è dedicato un capitolo, parla non a caso di sperimentazione come condizione del vero pensare ed invita sempre alla sobrietà nella sperimentazione e questo testo ne è un esempio di una potenza vertiginosa.
Al di là di certe posizioni discutibili (ma ampiamente motivate) per la loro durezza (su Gramsci, ad esempio) la coerenza e il rigore teorico-politico con cui Pardi persegue la sua ricerca è evidente laddove si colga la continuità con i lavori precedenti. Ruolo essenziale tornano ad avere i concetti di “produzione” e “conflitto” che «sono la porta per arrivare a codificare un concetto di “trasformazione” capace di rendere la produzione di teoria un’esperienza di liberazione»[1].
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