Passaggio al comunismo (parte III)
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di Antonino Contiliano
La causa scatenante delle crisi rimane tuttavia la stessa: i profitti, le rendite e le perdite che non combaciamo mai con le aspettative onnivore del capitale. Il pericolo globale oggi è costituito più che da fenomeni di scarsità o di offerta da un eccesso di mercato che cortocircuita produttività e creatività immateriale. Praticamente illimitato e al tempo stesso impastoiato, il mondo della nuova economia capitalistica, che non ha dismesso le vecchie forme, produce potenza e impotenza, propria e altrui. La potenza dei flussi del mercato, nonostante la pratica (attuale) dell’indebitamento dei soggetti (privati e pubblici), si blocca per saturazione e insolvenza dell’offerta. Dall’altro, poiché deve fare in modo che l’autonomo potere creativo della ricchezza – che le rimane esterno in quanto coincide con la persona stessa dei produttori (prosumers) e la loro libera cooperazione gruppale e collettiva –, non abbia il sopravvento, negando completamente il mercato liberista con l’avvio del comunismo – l’abolizione totale della proprietà individuale (come valore e merito) per la giustizia e l’eguaglianza radicale –, rimane impigliato nell’impossibilità di dominare le stesse biforcazioni conflittuali che animano la creatività polimorfa dell’economia del simbolico e dei linguaggi.
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