[Pubblico qui l’introduzione “Il naturalismo e Zola: una teoria filosofica del romanzo” in ÉMILE ZOLA, SCRITTORE SPERIMENTALE. Per la ricostruzione di una poetica della modernità di Giuseppe Panella, appena pubblicato da Solfanelli editore (collana Micromegas) . f.s. ]
di Giuseppe Panella
«Il metodo moderno che io tento di seguire consiste nel considerare le opere umane in particolare come fatti e prodotti di cui bisogna rilevare le caratteristiche e cercare le cause, e niente di più. Così intesa, la scienza non proscrive né perdona: constata e spiega … Fa come la botanica, che studia con ugual interesse sia l’arancio che l’abete, l’alloro come la betulla: essa stessa è una sorta di botanica, applicata non alle piante ma alle opere dell’uomo»
[…]
«Ancora, nell’opera d’arte è necessario che i caratteri di cui abbiamo riconosciuto il valore divengano quanto più possibile dominanti. E’ solo così che riceveranno il loro splendore e il loro rilievo; solo in questo modo saranno più visibili che in natura. A tal fine, bisogna evidentemente che tutte le parti dell’opera d’arte contribuiscano a manifestarli. Nessun elemento deve restare inattivo o distogliere altrove l’attenzione: sarebbe una forza impiegata alla rovescia. In altri termini, in un quadro, una statua, un poema, un edificio, una sinfonia, tutti gli effetti devono essere convergenti. Il grado di questa convergenza segna il posto dell’opera, ed ecco allora una terza scala che s’innalza a fianco delle prime due per misurare il valore delle opere d’arte»
(Hyppolite Taine, Filosofia dell’arte)
1. Un “giudice istruttore” della Storia
Nel 1880, quando è già ben noto per le polemiche suscitate con la pubblicazione di alcuni dei suoi romanzi più famosi (nello stesso anno, ad esempio, uscirà Nana che avrà il compito di rinnovare lo scandalo destato da L’Assomoir del 1876 e del quale dovrebbe essere la continuazione almeno virtuale), Zola pubblica un libro che ambisce al rango di testo di poetica del “nuovo romanzo” naturalista e che si chiamerà programmaticamente Il romanzo sperimentale.
Fin da questo titolo, l’opera vuole essere un omaggio all’opera di Claude Bernard, il grande medico autore dell’Introduzione allo studio della medicina sperimentale [1].
Ma, nonostante il tono sia quello di chi pubblica testi del passato anche remoto raccolti un po’ alla rinfusa e messi insieme con un puro intento documentario [2] (il che peraltro non era certo rispondente al vero), l’intento non è soltanto quello di divulgare e discutere la metodologia di ricerca di Claude Bernard ma quello di giustificare, in chiave estetica e soprattutto in quella “filosofica” il proprio impianto di pensiero alla base del gigantesco progetto narrativo del ciclo dei Rougon-Macquart.